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Palù del Fersina inizio 1900 - immagine Atzwanger Museum |
Lo
spopolamento delle quote montane medio alte è causato da svariati
fattori fra i quali giocano un ruolo primario l’altimetria e le
condizioni climatiche di questi luoghi.
Innanzi
tutto si dovrebbe dire che proprio le stagioni produttive brevi
concentrate in pochi mesi, e l’assoluta mancanza di “sfruttamento
intensivo del territorio” (il che tradotto vuol dire niente
pesticidi e anticrittogamici), permettono agli agricoltori montani di
produrre alimenti di nicchia dal gusto inimitabile.
Nonostante
questa sia un’ottima “chance” da non sottovalutare assistiamo
al progressivo abbandono delle attività agro-boschive anche a causa
di un estrema frammentazione ereditaria dei fondi agricoli i quali,
non sono più così sufficientemente estesi da ricavarne un reddito
famigliare dignitoso.
Il colpo di grazia agli insediamenti montani lo sta confezionando
l’odierna amministrazione attraverso continue ed impietose “riforme
dei servizi” che nascondono l’accentramento sul fondovalle di
servizi, strutture mediche e scolastiche. Si tocca con mano la
mancanza di una politica nazionale che “spinga” i giovani a
rimanere in questi ambienti montani e solo a livello di Comunità
Europea si intravede una qualche timida iniziativa.
Mentre
i giovani montanari cercano condizioni di vita migliori in altri
luoghi molti miei coetanei si sentono come gli ultimi custodi di un
mondo rurale alpino che prima o poi verrà sradicato e snaturato
dagli immancabili caroselli turistici per i quali, si trovano sempre Tutele, Padrini e Leggi Speciali senza dimenticare i soliti
contributi pubblici a pioggia.